Il caso Colbert by Carlo Lefebvre

Il caso Colbert by Carlo Lefebvre

autore:Carlo Lefebvre [Lefebvre, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Beat


49.

Parigi, novembre 2017

Il battello è immobile, in attesa che la chiusa si apra per riprendere la navigazione verso il Port de l’Arsenal, a pochi metri da place de la Bastille.

Gerard, appoggiato alla balaustra, guarda il canale, passerelle e ponti romantici, platani e boutique rétro. C’è un che di confortante nel pigro defluire dell’acqua dalle paratie della chiusa. Inizia a cadere qualche goccia, gruppetti di turisti, pensionati alla ricerca di distrazione, giovani capitati lí per caso spariscono in fretta.

Si sta abituando all’idea che per qualche strano caso della vita forse qualcosa cambierà ma non sarà lui a deciderlo. Tanto per cominciare ha una mezza idea per rendere passabile quella giornata piovigginosa e malinconica, approfittare di un leggero raffreddore per rimanere a casa, imitare il sole in quella giornata grigia e plumbea restando nascosto da qualche parte per un po’, invisibile a chiunque.

Con Maigret, Dupin e Petra scende i gradini del ponte, percorre pochi metri su quai de Valmy ed entra nel portone. Si mette comodo nella sua poltrona preferita, con una tazza di tè blu profumato, un libro di James McBride, ascoltando Bewitched eseguito da Eddie Higgins. Beve un sorso, poggia la tazza, chiama Moreau per avvertirlo che quel giorno non sarebbe andato in ufficio.

Al terzo capitolo del libro il cellulare si mette a vibrare: l’invito a cena di Henri, gallerista stravagante conosciuto alcuni anni prima durante un’indagine sul furto di alcune opere d’arte contemporanea in una galleria di Montmartre, è per quella sera. Una parte di lui vorrebbe restare a casa con i cani a leggere, sentire musica, vedere un film. Ma l’altra parte non la pensa nello stesso modo, Henri insiste un po’ e lui cede in fretta, scrive l’indirizzo e riprende a leggere.

Senza motivo infila la mano in tasca, tira fuori un foglietto ciancicato su cui ha scritto: «Chiamare Ortiz». Se n’è completamente dimenticato, buon segno.

Un telefono squilla negli uffici del Grupo Financiero Portera a Città del Messico.

«Qual buon vento, commissario Gerard?»

«Solo una domanda, nel 2013 il bilancio di Geremia presenta una perdita peraltro coperta dalle riserve, ricorda a cosa fosse dovuta?»

«Cosí su due piedi no, sono passati tanti anni».

«Quattro anni e cinque mesi per la precisione. È un’informazione importante».

Ortiz fa passare qualche secondo. «Mi spiace ma al momento non mi viene in mente. Anche perché problemi di questo tipo Colbert li risolveva senza dare spiegazioni. Piú di una volta se l’è sbrigata in consiglio con una frase del tipo: “Abbiamo avuto un intoppo ma è stato brillantemente risolto”. Se era stato risolto non c’era motivo di perderci tempo, questo il succo. Piuttosto l’ha chiesto a Lacroix? Forse lui le può dare una risposta».

Chiude la conversazione e riprende a leggere, anche se la sua testa è altrove. Dovrebbe chiamare Lacroix ma per qualche motivo non lo fa.

Colbert temeva per la sua vita, lo dimostra la decisione improvvisa di cambiare il testamento, destinando White Holding a suo figlio Mathias. Decisione che non è andata a genio a qualcuno, tanto da far sparire il testamento spedendo Martine, giovane e inesperta, alla guida di Geremia.



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